Autore: Wider
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24 settembre 2025
Negli ultimi anni il dibattito europeo sulla protezione dei minori online si è intensificato, portando la Commissione Europea, nel maggio 2022, a proporre un regolamento noto come CSAR (Child Sexual Abuse Regulation). L’appellativo “Chat Control” deriva dall’attenzione mediatica sulla presunta scansione preventiva dei messaggi, immagini e video inviati sulle piattaforme digitali. L’obiettivo dichiarato dalla proposta è chiaro: contrastare la diffusione di materiale pedopornografico e prevenire l’adescamento di minori online. Tuttavia, dietro questa finalità condivisibile si nasconde un interrogativo cruciale: fino a che punto è legittimo e tecnicamente sicuro introdurre strumenti di sorveglianza capillare nelle comunicazioni private? Con il voto previsto al Consiglio UE per il prossimo 14 ottobre, è utile analizzare alcuni aspetti di questa proposta: in questo articolo esamineremo i punti chiave del regolamento, i principali articoli, le implicazioni tecniche e giuridiche, i rischi sociali come il chilling effect, e le principali reazioni critiche di esperti e istituzioni. La crittografia end-to-end: la prima linea di difesa della privacy Per comprendere l’impatto del Chat Control, è necessario capire il funzionamento della crittografia end-to-end (E2EE), utilizzata da WhatsApp, Telegram, Signal, iMessage e altre piattaforme di messaggistica. Questo sistema garantisce che: - I messaggi siano leggibili solo dal mittente e dal destinatario. - Il provider non possa accedere ai contenuti inviati. - Eventuali intercettazioni in transito risultino inutili, poiché i dati sono cifrati. In altre parole, la crittografia end-to-end crea un “lucchetto digitale” che protegge la riservatezza della comunicazione. Qualsiasi sistema che violi questa protezione, anche parzialmente, rappresenta un rischio per la sicurezza digitale globale degli utenti. Cosa prevede la proposta di regolamento CSAR Il CSAR impone obblighi alle principali società telematiche e piattaforme di comunicazione, inclusi Google, WhatsApp, Telegram, Messenger, Signal, Gmail e simili. Gli articoli centrali riguardano: Articolo 3 – Valutazione del rischio I fornitori di servizi di hosting e comunicazione interpersonale devono: - Identificare, analizzare e valutare i rischi che i loro servizi possano essere usati per diffondere materiale pedopornografico o adescare minori. - Considerare parametri come precedenti casi di abuso, segnalazioni degli utenti, funzionalità a rischio (chat private, condivisione di immagini/video, ricerca di altri utenti), la presenza di minori. - Aggiornare periodicamente la valutazione e condividerla con le autorità competenti. Articolo 4 – Misure di mitigazione In base alla valutazione del rischio, i provider devono adottare misure preventive e proporzionate, tra cui: - Sistemi di moderazione dei contenuti più avanzati. - Procedure interne di supervisione. - Verifiche dell’età degli utenti, per distinguere minori e adulti. - Collaborazione con autorità e organizzazioni della società civile. Articolo 5 – Ordini di rilevazione Questo articolo consente alle autorità nazionali, con il supporto del Centro europeo contro l’abuso sessuale sui minori , di emettere ordini vincolanti di rilevazione dei contenuti. In pratica, le piattaforme potrebbero essere obbligate a scansionare comunicazioni, immagini, video e audio alla ricerca di materiale pedopornografico o tentativi di adescamento. Dunque, in estrema sintesi, le applicazioni coinvolte dovrebbero integrare strumenti automatici di analisi dei contenuti: i testi verrebbero valutati da algoritmi in grado di rilevare frasi sospette, mentre le immagini sarebbero confrontate con codici univoci (hash) già presenti nei database delle forze dell’ordine. Eventuali corrispondenze genererebbero automaticamente una segnalazione alle autorità competenti. Qui nasce il nodo principale: come conciliare questo obbligo con la crittografia end-to-end, che oggi protegge miliardi di conversazioni online? Modalità tecniche di implementazione e criticità Per rispettare eventuali ordini di rilevazione, le piattaforme potrebbero adottare due strategie principali: 1. Scansione lato client Il dispositivo dell’utente (smartphone o PC) esegue un algoritmo che analizza testi, immagini e video prima che vengano cifrati. - Pro: permette di rispettare la crittografia “di rete” senza modificare il protocollo E2EE. - Contro: il dispositivo diventa un “censore automatico” che invia segnalazioni, creando rischi di sicurezza e vulnerabilità. 2. Backdoor crittografica Modificare il protocollo E2EE per consentire accessi speciali alle autorità. - Contro: ogni backdoor indebolisce l’intera infrastruttura di sicurezza, aumentando il rischio di accessi da parte di hacker o governi autoritari. In entrambi i casi, la fiducia degli utenti nella sicurezza delle comunicazioni digitali diminuisce sensibilmente. Aspetti giuridici e istituzionali Gli ordini di rilevazione sono potenzialmente indiscriminati , applicandosi a tutti gli utenti di una piattaforma, non solo a quelli sospettati di reati. Ciò entra in conflitto con due principi fondamentali del GDPR : - Minimizzazione dei dati : trattare solo i dati strettamente necessari. - Proporzionalità : evitare misure eccessive rispetto al rischio reale. Il Garante europeo della protezione dei dati (EDPS) ha espresso già nel 2022 forti preoccupazioni circa la sorveglianza generalizzata implicita nel Chat Control. In un parere congiunto con il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB, 28 luglio 2022, n. 4), si evidenzia che, pur non imponendo esplicitamente la scansione preventiva, la normativa incentiverebbe l’adozione di tecnologie invasive. In alternativa, le piattaforme rischierebbero pesanti sanzioni economiche in caso di mancata conformità, inducendo molti provider a ridurre o abbandonare l’uso della crittografia end-to-end. Algoritmi e limiti tecnologici Per implementare il Chat Control, le piattaforme dovrebbero affidarsi a sistemi di intelligenza artificiale in grado di rilevare automaticamente contenuti sospetti. Tuttavia: - Falsi positivi : contenuti innocui (foto di famiglia, messaggi tra adolescenti e genitori) potrebbero essere segnalati. - Falsi negativi : contenuti dannosi potrebbero sfuggire al controllo, rendendo il sistema inefficace. - Per ridurre gli errori, gli algoritmi necessitano di grandi quantità di dati, aumentando ulteriormente la raccolta di informazioni personali. Questi limiti tecnologici evidenziano come il Chat Control non sia un meccanismo infallibile, ma un compromesso tra sicurezza, privacy e affidabilità dei sistemi. Effetto chilling e conseguenze sociali Uno degli effetti sociali più studiati legati alla sorveglianza è il cosiddetto chilling effect : la percezione di essere osservati induce gli individui a modificare il proprio comportamento. - Alcuni studi dimostrano che la consapevolezza di controlli online riduce la propensione a esprimere opinioni critiche. - Applicato alle comunicazioni private, il chilling effect potrebbe portare milioni di utenti europei a censurarsi, con un impatto silenzioso ma profondo sul dibattito democratico. In sintesi, anche quando le intenzioni sono nobili la percezione di controllo pervasivo può modificare comportamenti sociali, limitando la libertà di espressione. Conclusioni Il Chat Control rappresenta una delle proposte legislative più controverse degli ultimi anni in Europa. Da un lato, l’obiettivo è condivisibile: proteggere i minori dall’abuso sessuale online, ridurre la diffusione di materiale pedopornografico e prevenire gli adescamenti. Dall’altro lato, le modalità proposte sollevano preoccupazioni serie riguardo a privacy, sicurezza digitale e libertà di espressione. Dal punto di vista tecnico, le strategie ipotizzate – scansione lato client o backdoor crittografiche – compromettono la fiducia degli utenti nella sicurezza delle comunicazioni digitali. Dal punto di vista giuridico, l’estensione potenziale della sorveglianza rischia di violare i principi di minimizzazione e proporzionalità previsti dal GDPR. Infine, gli effetti sociali, come il chilling effect, evidenziano come la percezione di controllo pervasivo possa indurre milioni di cittadini a censurarsi, con conseguenze sul dibattito democratico e sulla libera circolazione delle idee.